mercoledì 23 marzo 2011

EXPO 2015: CINA ITALIA IL PASSAGGIO DEL TESTIMONE

Grazie all’Arch. Ambrogio Mazzucchelli, la serata di martedì 22 marzo si è trasformata in un breve ma intenso viaggio in Cina, ed in particolare a Shanghai, scenario spettacolare della più recente Esposizione Universale.
Partendo dalle immagini sulla conformazione geografica della città, l’Architetto ha dapprima mostrato le aree in cui sono stati costruiti i Padiglioni, per poi continuare con una serie di fotografie degli spettacolari padiglioni che hanno caratterizzato quella che è stata definita come la più grande Expo fino ad ora realizzata. Dal Padiglione cinese con alcuni tesori Ming, passando per quello enorme e costosissimo dell’Arabia Saudita, fino a giungere al padiglione italiano, opera dell’Arch. Imbrighi, che racchiudeva in sé tutte le eccellenze del nostro Paese (compresa la riproduzione della Cupola del Brunelleschi), Mazzucchelli ha permesso al pubblico di farsi un' idea della straordinaria potenza di una città, Shanghai, che è riuscita ad organizzare grandiosamente questo evento, dimostrando di essere una tra le molte metropoli orientali che stanno cavalcando le onde del successo economico e architettonico.
Dopo le immagini sull’Expo, infatti, l’Architetto ha mostrato ai presenti alcune immagini della città: le fotografie di imponenti grattacieli e di edifici in stile decò, dei magazzini ristrutturati sul fiume (docks) e delle 11 linee metropolitane,sono accostate però a immagini di zone più povere, dove, accanto alle biciclette elettriche a noleggio, si stagliano umili abitazioni e baracche.
Una città dagli aspetti contradditori, dunque, come del resto tutto il Paese cinese che, nonostante la sua importanza a livello economico, rimane pur sempre una dittatura che continua a reprimere le libertà di espressione, come ha recentemente fatto con l’Architetto che ha realizzato lo stadio olimpico a Pechino, Ai Weiwei (a cui Ambrogio Mazzucchelli dedica la serata) attualmente agli arresti domiciliari a causa del suo impegno politico.
Una potenza, quella di Shanghai con cui comunque è necessario confrontarsi, soprattutto in vista della prossima Expo, quella del 2015, che vedrà l’Italia al centro dell’attenzione.
Molte sono le domande che sorgono spontanee.
Sono oltre settanta milioni le persone che hanno visitato l’Esposizione Universale di Shanghai: saranno altrettanti i visitatori qui in Italia?A Shanghai i lavori sono iniziati sette anni prima dell’esposizione; a Milano, a quattro anni dalla data fatidica, non è ancora stato risolto il tema delle aree: saremo in grado di concludere i lavori prima dell’inizio dell’Expo?Saremo davvero capaci di competere con quest’ultima Esposizione Universale?
Questi e molti altri sono gli interrogativi sollevati dall’Architetto Mazzucchelli durante la serata.
L’incontro, ha spiegato l’Architetto Bertagnon, organizzatore della serata, è stato infatti pensato per osservare la realtà cinese con uno sguardo disincantato e per sollevare un importante dibattito sulla professione dell’architetto e sul modello operativo italiano che, conclude l’Architetto, sarebbe opportuno sviluppare in modo più approfondito.


martedì 22 marzo 2011

ARCHITETTURA & PERFORMANCE_CATERINA TIAZZOLDI

Lunedì 21 marzo, per il quinto incontro organizzato dal Gruppo Giovani Architetti di Varese, il tema scelto è stato il rapporto tra Architettura e Performance. Relatrice della serata, l’Architetto Caterina Tiazzoldi, il cui lavoro è caratterizzato da una forte interazione tra la ricerca sviluppata in ambito accademico presso il Politecnico di Torino e la Columbia University, dove dirige il Laboratorio di Ricerca Non Linear Solution Unit, e la pratica professionale.
In un’ora esatta Caterina ha raccontato, con qualche tocco di umorismo, il suo metodo lavorativo che, ispirandosi alle scienze della complessità, si fonda sullo sviluppo di concept spaziali pensati per rispondere alle rapide trasformazioni della città contemporanea.
Il suo approccio, caratterizzato da una forte impronta digitale, permette di avvicinare la progettazione a varie scale e a diverse prospettive: dall’interior design alla progettazione urbana, dagli spazi di lavoro a quelli di residenza, dalla coreografia al design acustico.
Per analizzare qualsiasi problema, Caterina lo scompone, individuando tutti gli elementi e le proprietà che lo costituiscono per poi servirsi delle caratteristiche che più le interessano per ricomporre il tutto in maniera a lei più funzionale.
In sostanza, è come se lavorasse con una lente caleidoscopica, che scompone ogni oggetto in tante piccole parti. “Manipolando le proprietà di un oggetto”, spiega Caterina, “si ottiene una popolazione di oggetti diversi”. Per approfondire questo aspetto, Caterina ha mostrato una serie di lavori da lei realizzati.
Per la Biennale Experimenta Design di Lisbona, per esempio, ha utilizzato due materiali, il feltro e il sughero, per i quali ha cercato di individuare, dopo aver studiato tutte le loro proprietà, quelle a lei più congeniali per realizzare delle opere.
E così, per il feltro ha lavorato sulla densità e sulla sofficità, ricavando una sorta di divano creato con “fette di feltro” accostate l’una all’altra.
Per il sughero, invece, ha lavorato sulla flessibilità, realizzando delle grandi opere, "Onion Pinch", a forma di cipolle (disposte in una stazione della metropolitana) costituite da una striscia di sughero unita in alto da un grande chiodo: su ogni “cipolla di sughero” il chiodo era disposto ad un’ altezza diversa rispetto alle altre per creare differenti livelli di flessibilità.
Un altro lavoro che Caterina ha descritto, consiste nella creazione di una toolbox a Torino, un ambiente di lavoro con aree di co-working e uffici privati per ricevere i clienti.
Per effettuare tale progetto, l’architetto ha provato ad immedesimarsi nei free lance che avrebbero lavorato lì, riflettendo così su cosa avrebbero voluto trovare in questo spazio professionale.
Il risultato di questo approccio è stato l’utilizzo di materiali diversi a seconda delle esigenze dei lavoratori, lo studio dei livelli di privacy e dei livelli di intensità di lavoro. Inoltre, l’ambiente è stato arricchito da pareti decorate con la logica del low budjet, quindi utilizzando materiali economici o scarti di produzioni industriali.
Una di queste pareti, realizzata con cubetti di polistirolo è un progetto che Caterina racconta di amare particolarmente: già utilizzata da lei come allestimento di alcuni negozi per cui lavorava, è stata riadattata per fungere da bar smontabile della Illy, e come installazione per il cinquantenario del Salone del Mobile di Milano. L’installazione è basata su un modulo, il cubo, che si ripete, modificandosi continuamente e riadattandosi a seconda delle esigenze.
Da un singolo elemento, dunque, se ne possono creare moltissimi, da un unico schema, soluzioni percettive diverse: infatti, come ha affermato Caterina, la modulazione parametrica o analogica delle proprietà fisiche dello spazio crea una spazialità e dei tipi di interazione inediti, capaci di riconfigurarsi in base alle necessità del luogo e degli utenti.

mercoledì 16 marzo 2011

Paesaggio agrario tra arte e cultura

Paesaggio agrario tra arte e cultura
Proiezione del film “Racconto d’autunno”
Se nel primo incontro della rassegna "Cinema e Paesaggio", il tema principale riguardava il rapporto tra uomo e piante, martedì 15 marzo, è stato il paesaggio agrario il vero protagonista della serata, considerato in relazione ad arte e cultura.
Con la modalità che lo contraddistingue, in modo lucido, conciso e coinvolgente, l’Arch. Mario Allodi, ha per così dire “lanciato” degli input su questo tema. Ha parlato anzitutto di “agricoltura come opera d’arte inconsapevole”; ha tracciato quella che, secondo lui, è la prima mappa del paesaggio, rappresentata dalla storia di Caino e Abele: Caino, homo faber, è agricoltore, è un’anima sedentaria mentre Abele, homo ludens, è un pastore, è nomade e ha più tempo per la speculazione intellettuale.
Il discorso ha poi virato sul Menhir, primo oggetto che l’uomo inserisce nel paesaggio, sia per costruirlo geometricamente e quindi per trasformarlo e per creare degli elementi di orientamento sia, come riferimento culturale, per rappresentare la divinità. L’Architetto ha quindi collegato il tema del menhir a Kandinsky, al suo libro “Punto, linea, superficie”: il menhir isolato ricorda il punto, l’allineamento dei menhir la linea, e i menhir in circolo la superficie. Come il menhir, anche l’agricoltore modifica il paesaggio inconsapevolmente. E una delle principali e forse più evidenti modificazioni del paesaggio è rappresentata dalle viti, conclude l’Architetto, filari che disegnano geometrie, percorsi che colorano il paesaggio.
E proprio le viti sono l’elemento paesaggistico ricorrente nel film “Racconto d’autunno”di Eric Rohmer : la protagonista del film è infatti una viticoltrice che, in una valle del fiume Rodano, si trova al centro di una simpatica macchinazione di due care amiche, che cercano in tutti modi di trovarle un compagno.
Il tutto si svolge tra colline sinuose e paesaggi attraversati da viti che creano geometrie inattese, il cui fascino è “disturbato” però, dalla presenza di un’ingombrante centrale nucleare. In questa cornice “Eric Rohmer mette in piedi le scene”, spiega l’arch. Allodi “e osserva il comportamento dei personaggi, proprio come se fossero dei filari”.

venerdì 4 marzo 2011

ARCHITETTURA E LIGHT ART_ROMANO BARATTA

Architettura & ... Light Art
Prendete un lighting designer, ma che sia anche un artista, nello specifico un light artist. Prendete un’architettura. Prendete degli apparecchi illuminanti e delle semplici gelatine colorate. Prendete un po’ di fantasia, un pizzico di ricerca ed una fetta di sogno. Chiudete gli occhi, scecherate il tutto e poi riaprite il vostro sguardo.
Sorpresa!
La sera del 28 febbraio la facciata esterna dell’ordine degli architetti di Varese è divenuta una tavolozza artistica. Non solo i giovani architetti, i promotori dell’evento in corso, ed i partecipanti alla serata hanno spalancato la bocca per la sorprendente atmosfera che si è creata, ma anche i passanti che si trovavano a percorrere la via Gradisca, i quali hanno più volte chiesto spiegazioni in merito alla piacevole visione.
Con l’utilizzo di alcuni proiettori, posizionati sui ballatoi e nel viottolo centrale, e l’applicazione di gelatine colorate, il Lighting designer e light artist Romano Baratta ha decorato, impreziosendola, la struttura che è sede dell’ordine. Con un cambio totale dell’illuminazione ed un selezionato abbinamento tra colori caldi e freddi l’architettura si è completamente rinnovata mutando totalmente aspetto.
“Light#13. The sense of colours (for Gilda)” è il titolo dell’installazione artistica di Baratta. Per l’occasione la facciata esterna dell’edificio è stata irradiata da una luce rossa, le persiane, che in origine sono di color grigio chiaro, sono state colorate con una luce verde e gli interni di luce color ciano.
Considerando l’attenzione che catturava l’opera è un vero peccato che la magia emanata sia durata una sola serata. L’evento comprendeva oltre l’installazione site specific, anche la possibilità di visionare alcuni tra i progetti artistici di Baratta. Inoltre una conferenza ha permesso all’artista di spiegare nel dettaglio la sua ricerca e di evidenziare i passaggi principali mostrando le immagini derivanti dalle opere di luce realizzate negli anni. E’ infatti sulla luce che l’opera di Baratta è concentrata. Le sue installazioni luminose sono il vero punto focale della sua ricerca artistica. La luce nel suo manifestarsi o nascondersi, nel suo graduarsi tra colori caldi e freddi, nel suo abbinarsi tra tonalità e sfumature è l’obbiettivo artistico, di ricerca personale e professionale, oltre che materia di lavoro primaria, di Baratta.
Sempre più in questo artista si nota l’abbinamento tra opera artistica e progetto professionale. Ciò che spesso lui tiene a sottolineare, e che le sue opere artistiche e lavorative confermano, è la sua frase: “La creatività si alimenta con la tecnica. Senza tecnica la creatività è solo fantasia”.

Testo di Daniela Lussana

mercoledì 2 marzo 2011

"L'UOMO E LE PIANTE.CHI USA CHI?"_ "L'ERBA DI GRACE"

Ad aprire la rassegna “Cinema & Paesaggio”, organizzata dall’Ordine Architetti di Varese in collaborazione con AIAPP Lombardia è stata una pellicola divertente, brillante, esilarante: martedì 1 marzo, è stato infatti proiettato il film di Nigel Cole, “L’Erba di Grace”, una commedia scelta per affrontare la tematica sul rapporto tra uomo e piante.
La serata, intitolata per l'appunto, “L’uomo e le piante:chi usa chi?” è stata introdotta dall’Arch. Mario Allodi che ha mostrato al pubblico una veloce carrellata di immagini sulle varie accezioni del concetto di "albero", supportate da aforismi tratti da opere di filosofi, scrittori e poeti. Dal sistema vascolare all’albero genealogico, dai dendriti (dal termine greco dendròn=albero) alle piante curative, dall’albero come elemento centrale e sacrale per la comunità, sino all’albero come merce, il discorso dell’Architetto ha fornito un’ampia panoramica degli ambiti in cui si ritrovano gli alberi, intesi secondo le più svariate interpretazioni e considerati anche a seconda di come l’uomo li utilizza. Lo stretto legame tra uomo e piante si ritrova anche tra i principali desideri umani,come ha spiegato Allodi: la dolcezza è infatti simboleggiata dalla mela, il controllo dalla patata, la bellezza dai tulipani e l’ebbrezza, infine, dalla marijana. Specie botanica che ha attraversato la storia dell’uomo, la “cannabis” è stata utilizzata per scopi terapeutici, per potersi avvicinare all’essenze soprannaturali, ma anche per soddisfare il desiderio di evasione e di ebbrezza.
E proprio la marijuana è il vero protagonista del film, “L’Erba di Grace”, in cui una piccola comunità della Cornovaglia, radicato a valori della tradizione si scontra inconsapevolmente con tutti i risvolti e le ambiguità legate all’uso di un simbolo della trasgressione. Con freschezza e ironia, il film fa del binomio uomo-pianta un rapporto di reciproca necessità, affrontando anche i rischi e le conseguenze che questa particolare “relazione” comporta.

Per consultare il materiale relativo all'introduzione della prima serata, vai alla seguente pagina del sito:
http://www.ordinearchitettivarese.it/ViewNews.aspx?nid=2207&pid=1

PRESENTAZIONE CATALOGO MOSTRA "TRASFORMAZIONI ARCHITETTONICHE E URBANE NELLA CITTA' DI VARESE, CENTRO E PERIFERIA"

Sabato 26 febbraio si è svolta, presso Palazzo Estense, a Varese, la presentazione del catalogo della mostra conclusiva del Progetto “Diploma 2010”, iniziativa che, per un anno intero, ha animato la città di Varese e coinvolto direttamente la cittadinanza. La conferenza, a cui ha partecipato un folto pubblico, è stata un’importante occasione per riflettere su alcune tematiche emerse grazie a questo progetto e su elementi fondamentali condivisi dai relatori durante la serata. Uno dei principali temi emersi è stato il coraggio, il coraggio di provare ad affrontare concretamente anche solo uno dei temi trattati in questi mesi, come hanno affermato l’Assessore Cattaneo e l’Architetto Mario Botta, il coraggio di pensare a nuovi investimenti e nuove forme di finanziamento e il coraggio di ripensare all’identità della città, come ha aggiunto il Professore dell’Università di Pavia Luigi Zanzi. Sull’importanza dell’identità si è soffermato anche l’Architetto Botta che, durante il suo intervento, ha sottolineato l’importanza della città quale “bene fondamentale per l’umanità e forma di aggregazione umana più evoluta, dotata di un’identità precisa, un’identità che passa attraverso il senso di appartenenza”. Per Varese, in particolare, Botta ha sottolineato la necessità di creare una nuova immagine, magari di città universitaria, risolvendo anzitutto le grandi problematiche, come quella del traffico o delle stazioni. Tali problematiche, ha spiegato l’Arc. Botta “sono dovute sicuramente alle vicissitudini storiche, ma necessitano interventi puntuali”. Questa iniziativa, secondo il Dott. Gabriele Cappellato, curatore del catalogo della mostra, intende essere proprio uno stimolo per proporre nuovi interventi. Anche il Presidente dell’Ordine Architetti di Varese Laura Gianetti ha ribadito l’importanza di questa iniziativa, definendola quale “occasione unica, che ha mostrato come l’architettura possa ancora sorprendere quale risorsa non univoca" e come i progetti realizzati per i Diplomi abbiano offerto una chiave di lettura che l’Ordine Architetti di Varese non intende sottovalutare.
La speranza che quest’esperienza non venga lasciata da parte è apparsa quale sentimento condiviso da tutti i relatori: il Presidente dell’Ordine Ingegneri Roberta Besozzi, nonostante la critica alle amministrazioni passate e a quella attuale, si è detta fiduciosa riguardo alle affermazioni effettuate poco prima dall’Assessore Cattaneo e il Prof. Luigi Zanzi, Docente dell’Università di Pavia, ha espresso tutta la sua speranza nei confronti di un risveglio della città, una rinascita che, secondo il Professore, potrà avvenire riscoprendo il legame tra borgo e castellanze e coinvolgendo direttamente la cittadinanza nel corso della progettazione.
“Un rilancio sociale e culturale”, infine, è l’auspicio con cui il Sindaco di Varese Attilio Fontana ha concluso la conferenza, ringraziando calorosamente l’Accademia di Architettura di Mendrisio “per aver ridato voglia, alla città di Varese, di tornare a riflettere su se stessa”.





Per vedere gli altri video della serata, vai al canale di You Tube dell'Ordine:
http://www.youtube.com/user/Ordinevarese?feature=mhum

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