lunedì 29 marzo 2010

PROGETTO "DIPLOMA 2010": Francisco e Manuel Aires Mateus

Villa Panza, mercoledì 17 marzo, parlano i fratelli Francisco e Manuel Aires Mateus.
Siamo ancora nell'ambito del progetto "Dipolma 2010" e ai due rinomati architetti di Lisbona, o meglio, ai loro studenti dell'Accademia di Mendrisio, è toccato l'arduo compito di riflettere su possibili progetti architettonici relativi alla zona del lago di Varese.

Obiettivo difficile, il lago, ma comunque "interessante", come sostiene Francisco, data "la sua posizione ottimale, tra montagne e dimore storiche e a metà strada tra la Svizzera e Milano".
"Gli studenti", prosegue l'Architetto,"nello sviluppo delle loro idee, hanno preso in considerazione
diversi aspetti del lago, come i suoi limiti, la sua dimensione, le infrastrutture che lo circondano, le attività che lo caratterizzano e gli eventi che lo hanno visto protagonista nella storia del territorio". E così, Elisa, Martina, Michele, Igor, Michelle e gli altri studenti che Francesco cita, chiamandoli per nome, hanno sviluppato progetti eterogenei e interessanti, partendo da uno studio approfondito sui vari volti del lago.

Piscine che diventano un tuttuno con il lago, un centro
di pattinaggio, una piattaforma che divide terraferma e acqua, quelli studiati dai giovani studenti, sono progetti che vivono nello stesso rapporto di continuità con la natura che caratterizza anche le grandi strutture che i fratelli Mateus hanno ideato e illustrato nella serata, come l' albergo di lusso pensato per una zona agricola e progettato sulla base dell'elemento acqua.
Perchè "l'acqua", secondo Francisco Aires Mateus, "è un opportunità, un territorio aperto" e come tale, apre molteplici possibilità che ci auguriamo possano essere sfruttate al meglio dagli studenti dell'Accademia di Mendrisio per conferire un rinnovato fascino al già incantevole specchio d'acqua di Varese.

CURRICULA
Manuel Aires Mateus (Lisbona, 1963) e Francisco Aires Mateus (Lisbona, 1964) studiano Architettura presso l’Universitá Tecnica di Lisbona (FA/UTL), dove si laureano rispettivamente nel 1986 e 1987. Dopo alcuni anni di collaborazione con l’architetto Gonçalo Byrne, nel 1988 aprono un proprio studio a Lisbona.

Professori ordinari all’Accademia di Architettura di Mendrisio dal 2001 e all’Universitá Autonoma di Lisbona dal 1998, partecipano in qualitá di docenti a numerosi seminari di progettazione e sono visiting professors alla Oslo School of Architecture nel 2009 e alla Graduate School of Design dell’Universitá di Harvard nel 2002 e nel 2005. Il loro impegno accademico li vede inoltre invitati regolarmente a partecipare a convegni e lezioni tenuti in varie universitá in tutto il mondo.

Tra gli edifici da loro realizzati negli ultimi anni vale la pena menzionare in particolare il Museo del Faro di Santa Marta a Cascais (Portogallo 2007), selezionato come progetto finalista per il Premio Mies Van der Rohe (Barcellona 2009) e vincitore della Menzione Speciale della giuria del Premio Fad (Barcellona 2008), e il Centro Culturale di Sines (Portogallo 2005), vincitore del Premio Enor (Vigo 2006) e del Premio ContractWorld (Amburgo 2007). Tra i progetti meno recenti vanno ricordati la Casa ad Azeitão (Portogallo 2003), vincitrice del primo premio RS04 -Residencia Singular- (Madrid 2004); la Casa ad Alenquer (Portogallo 2002), finalista al Premio Fad 2003; la Sede del Rettorato dell’Universitá Nova di Lisbona (Portogallo 2001), progetto vincitore del Premio Valmor (Lisbona 2002); la Residenza per studenti dell’Universitá di Coimbra (Portogallo 1999), vincitrice del I Premio alla Biennale Ibero Americana di Architettura (Cittá del Messico 2001), del Premio Luigi Cosenza (Napoli 2001) e selezionata come finalista per il Premio Mies Van der Rohe nel 2000.
L’esposizione monografica Aires Mateus: Arquitectura al Centro Culturale di Belem a Lisbona del 2005 ha vinto il Premio AICA (Lisbona 2006). I loro progetti sono apparsi in altre esposizioni personali e collettive, tra le quali: Projectos Recentes all’Accademia di Architettura di Mendrisio e all’ETH di Zurigo (2007); In progress alla Galleria Dessa di Lubjiana (2004); Arquitectura e Design de Portugal alla Triennale di Milano (2004), Progetti all’Universitá di Reggio Calabria (2003), Re-encountering Modernism: Siting the work of Aires Mateus in the new landscapes of Portugal itinerante in varie Universitá negli Stati Uniti e in Canada (2003), Arquitecturas de Autor alla Scuola Técnica Superiore di Architettura di Pamplona (2002), Projects alla Universitá di Harvard (2002), Reversed Landscape al World Congress of Architecture di Berlino (2002), Entro i limiti alla Casa Cattaneo di Como (2001).

Negli ultimi anni i loro progetti, che spaziano dalla scala dell’abitazione unifamiliare -tema particolarmente caro e continuo campo di ricerca- a quella dell’infrastruttura urbana, passando per edifici pubblici e istallazioni effimere, sono apparsi in varie pubblicazioni nazionali e straniere inserendosi nel dibattito architettonico contemporaneo a livello internazionale.

Anche ARTEVARESE e VAERSE TURISMO hanno pubblicato due articoli sulla serata. Per leggerli, clicca qui:

per vedere la versione integrale del video, vai al seguente link:
http://www.youtube.com/user/Ordinevarese#p/c/78B5220959C898F2/4/ajCr0Gxu6og

venerdì 26 marzo 2010

VINCENZO LATINA "ARCHITETTURA CONTEMPORANEA E ANTICA NELL'ISOLA DI ORTIGIA, SIRACUSA"

Giovedì 25 marzo, in una serata cupa e piovosa, la sede di via Gradisca dell'Ordine degli Architetti di Varese è stata rischiarata, almeno per qualche ora, da una luce particolare, quella portata dall'Architetto Vincenzo Latina direttamente dalla meravigliosa Siracusa, o meglio, dalla piccola, ma incentevole, isola di Ortigia.
A questa sorta di microcosmo, pieno di storia, carico di mitologia, colmo di poesia, si riferiscono infatti gli interventi che l'Architetto siciliano ha illustrato nel corso della serata.

"Interventi", come ha spiegato Latina, volti a "scoprire nelle faglie delle discontinuità dei tessuti urbani storico-archeologici, gli ambiti su cui intervenire in continuità con la naturale trasformazione e rigenerazione dell’isola, sintesi di straordinari eventi millenari sedimentati nel tempo: quello che a prima vista può sembrare un unicum, è infatti una sequenza di fratture ed assestamenti, simile ad un continuo bradisismo."
"Si è cercato", ha continuato l'Architetto, "di rafforzare i caratteri di identità nella discontinuità ed unicità della città, guardando alle aree degradate come a delle opportunità, dei “tessuti molli”, in cui proporre progetti di dimensioni ridotte, il cui confine tra demolizione, ristrutturazione, innovazione e restauro è veramente labile".

Tre i progetti a cui l'Architetto ha fatto riferimento durante la conferenza, progetti "scaturiti dallo studio delle testimonianze dell’ambiente fisico “visibili”, costituite da tracce del passato come la topografia antica, i tessuti urbani, le giaciture, gli edifici, i flessi murari superstiti integrati o incastonati nelle nuove fabbriche e dalle suggestioni scaturite da presenze invisibili ed evocative dei centri antichi, che definiamo come “patrimonio immateriale” della città mediterranea (le fonti letterarie, quelle storiche, le tradizioni, i riti e particolarmente il Mito, che permane nella memoria dei luoghi come sublimazione di eventi umani e naturali)."

E così, per il primo progetto, relativo alla Corte dei Bottari, "si è intervenuti all’interno del tessuto urbano di tipo ippodameo, ordinato per Strigae. Tale operazione ha comportato l’assunzione della topografia archeologica della città come una risorsa, in cui antico e contemporaneo si fondono pur mantenendo imprescindibilmente valori e aspetti distinti". Infatti, per la Corte dei Bottari, sono stati utilizzati proprio i resti architettonici rinvenuti sul posto, secondo una concezione che intende l'architettura quale risarcimento della perdita.

Il secondo intervento, destinato al Giardino di Artemide "è stato immaginato come un’offerta alla dea vergine della fertilità che, nell’immaginario mitologico, è rappresentata come la protettrice delle belve feroci, dei boschi e delle ninfe". Per questo progetto, infatti, Latina ha ideato dei dispositivi atti ad accogliere la natura senza alcun tipo di costrizione: tra questi, delle lastre d'acciaio, nelle cui fenditure, in primavera, crescono spontaneamente, fiori e pianticelle.

Infine, il progetto del Padiglione di accesso agli scavi dell’Artemision prevede all’interno di un "vuoto urbano la realizzazione di un edificio cavo che contiene il percorso sotterraneo per la fruizione dei resti archeologici del tempio di Artemide". Un progetto che, secondo l'Architetto, intende essere "neutro e non neutrale", data la sua posizione, esattamente di fronte al tempio dorico inglobato nella meravigliosa cattedrale.

La "rilettura in chiave contemporanea dei segni visibili e del patrimonio invisibile della città" è dunque il punto di partenza dei progetti realizzati da Vincenzo Latina a Ortigia, l'input che ha dato vita a risultati differenti, ma legati da un amore intenso per l'archeologia, il mito e, ovviamente, l'architettura: "ogni materiale, ognuno con una sua forza particolare", secondo l'Architetto siciliano, "è bellissimo" e i giochi di luce che si creano sulle loro superfici, uniti ad un attento senso della misura, fanno dell'architettura una vera e propria arte che, nella mente e nelle mani di Latina, diventa poesia contemporanea, eco di storie e miti lontani, capaci però di riemergere, attraverso segni e rimandi, con tutta la loro intensità.


lunedì 22 marzo 2010

CONFERENZA ANAB

"Verso una progettazione consapevole: dall’efficienza energetica alla qualità ambientale"

Lo scorso 23 febbraio, presso l'Ordine Architetti di Varese, si è svolta una conferenza organizzata in collaborazione con l'Associazione ANAB ( Associazione Nazionale Architettura Bioecologica), intitolata "Verso una progettazione consapevole: dall’efficienza energetica alla qualità ambientale". Di seguito un breve riassunto dell'Architetto Dal Cin sugli argomenti da lui trattati nel corso della serata.

Il termine bio–edilizia è la traduzione dalla lingua tedesca di “baubiologie”, termine usato per la prima volta durante una conferenza a Vienna nel 1976 dal prof. A. Schneider, fondatore dell’istituto IBN di Neubeurn. L’uso di questo termine sottintende un’iniziale attenzione per gli aspetti biologici, quindi principalmente per il rapporto tra qualità dell’abitare e salute psicofisica degli utenti. Questo è l’approccio che in origine dà il via al movimento in Germania e in altri paesi del nord Europa a metà degli anni ’70 con l’obiettivo, attraverso una progettazione consapevole, di tornare a “prendersi cura dei luoghi”.

Nella seconda metà degli anni ’80 in Italia, grazie all’impegno di alcuni professionisti sensibili alle tematiche ambientali, viene introdotto il suffisso eco, per sottolineare l’importanza dell’impatto che il settore edilizio ha sull’ambiente. Grazie a queste teorie, che si fondono con i principi della progettazione bioclimatica diffusesi dopo la prima crisi petrolifera, il tema del risparmio energetico si fa strada, ma rimane in ogni caso una “componente” di una visione olistica in cui le attenzioni per l’uomo e l’ambiente sono in posizione centrale ed equilibrata.

Con la diffusione del concetto di “sviluppo sostenibile”, il termine si arricchisce di nuovi significati nella ricerca, anche nel settore edilizio, di un equilibrio tra interessi sociali, ecologici ed economici non facile da realizzare. Oggi assistiamo ad un crescente interesse per i temi energetici ed in particolare, con l’introduzione dell’obbligo della certificazione energetica, prende forma una pratica già diffusa da diversi anni nei paesi europei più avanzati. La speranza di molti è che tale prassi possa incidere sul mercato edilizio ed innescare un processo virtuoso di generale miglioramento della qualità dei nostri edifici. Il rischio è che attraverso un approccio parziale, che mira esclusivamente ad una riduzione dei consumi in fase d’esercizio, tale sforzo si traduca in una sconfitta per chi, come la nostra associazione, ha cercato di diffondere un corretto metodo di progettazione rispettoso dell’ambiente e attento alla salute umana. Troppo spesso, attraverso un uso improprio del termine sostenibile, si cerca oggi di rendere “tollerabili” molti interventi edilizi che continuano ad essere gravemente pesanti per l’ambiente, per il territorio, per la salute e non ultimo, per l’economia di tutti i cittadini. Si assiste inoltre ad una ricerca esasperata della “prestazione energetica”, spesso adottando scelte di materiali e tecnologie discutibili, dimenticando che i principali ritorni in termini di sostenibilità di un prodotto si ottengono prima di tutto attraverso un’attenta, preparata e responsabile progettazione.

E’ necessario quindi un cambiamento di mentalità che però fatica ad essere accettato. Un approccio progettuale corretto deve essere inevitabilmente interdisciplinare per la complessità delle variabili in gioco. Se l’oggetto del nostro intervento è l’edificio non si può prescindere da un’analisi approfondita del luogo, del contesto storico, urbanistico, climatico, morfologico ecc..

Con l’incessante e rapida sovra crescita urbana degli ultimi anni e la situazione generale di degrado ambientale, sociale ed economico che stiamo vivendo, la prima domanda concreta da farsi è se sia necessario costruire o se invece non sia meglio recuperare e riqualificare quanto già esiste.

Altro tema di grande attualità, per contrastare il consumo di suolo e la perdita di terreni agricoli, è l’avvio di progetti che mirino a compattare e riempire i vuoti dei tessuti urbanizzati preferendo in generale un’edilizia compatta ad una diffusa. Il tema della mobilità sostenibile e dell’accessibilità dei luoghi dovrebbe essere centrale anche per gli architetti. E’ auspicabile uno sviluppo anche in Italia di nuove tecnologie “pulite” applicate all’edilizia per una reale ricaduta economica sull’indotto produttivo per contrastare la speculazione immobiliare che punta viceversa alla scarsa qualità del settore, mirando esclusivamente alla rendita fondiaria; non bisogna però dimenticare che spesso è solo attraverso le scelte fatte durante la fase di progettazione che è garantita anche la fattibilità economica di molte tecnologie impiantistiche innovative, che devono essere necessariamente integrate al progetto architettonico. Investire nel progetto è sicuramente la strada più difficile perché presuppone un cambiamento culturale notevole, ma è l’unica strada possibile che, insieme all’educazione a nuovi stili di vita, può garantire una vera soluzione dei problemi. E’ necessario ri-tornare a pensare ad edifici con ridottissimi fabbisogni d’energia che sappiano sfruttare al meglio le potenzialità dei luoghi e riescano a proteggersi quando invece è necessario.

Per fare questo è molto utile apprendere dall’edilizia storica, anche quella cosiddetta minore, che, per ovvi motivi, assenza di climatizzazione artificiale, era realizzata in questo modo; esposizione dei locali abitati verso sud, uso di loggiati e ballatoi, facciate molto chiuse a nord; tutte strategie ancora attuali nel progetto bioclimatico che erano allora scelte obbligate nel momento in cui l’edificio stesso, attraverso il suo involucro, svolgeva la funzione di “impianto”.

venerdì 12 marzo 2010

PROGETTO "DIPLOMA 2010" Quintus Miller

…Come un cuoco o un alchimista

Familiarità ed estraniamento, passato e futuro, tipologia ed espressione: ecco alcuni ingredienti fondamentali a cui Quintus Miller, secondo ospite del ciclo di conferenze dedicate al progetto “Diploma 2010”, ha fatto riferimento, mercoledì 10 marzo, a Villa Panza, nell’introdurre le idee che gli studenti dell’Accademia di Mendrisio stanno sviluppando per conferire un nuovo volto alle stazioni di Varese.

Architetto svizzero, membro dal 2005 della Commissione dei beni culturali della città di Zurigo, Miller ha infatti aperto l’incontro paragonandosi ad un cuoco e ad un fabbricante di profumi, entrambi abili nel saper coniugare sapori ed essenze, talvolta apparentemente inconciliabili, per ottenere succulenti pietanze, deliziose essenze.

Mostrando al pubblico le immagini di alcuni progetti da lui
realizzati, (il Mercato Coperto di Aarau, Villa Garbald a Catasegna -nell'immagine a destra- e l’Ospizio san Gottardo), Miller ha spiegato gli steps che, a suo avviso, scandiscono un progetto: dopo un’attenta analisi del contesto in cui si deve intervenire, secondo Miller, è necessario procedere senza dimenticarsi della memoria collettiva e accordare lo spazio, proprio come si fa con uno strumento musicale, per “trasformare l’ambiente, imprimendo anche un po’ di noi stessi”.

Partendo da questi presupposti, Quintus Miller ha quindi illustrato i progetti relativi alla zona tra le due stazioni di Varese, sottolineando la volontà di unificare le due stazioni ferroviarie e di progettare un nuovo terminal per i viaggiatori, uno shopping mall, dei parcheggi e una piazza.Il tutto, guardando al concetto di ‘stazione’ come “porta della città stessa, luogo per eccellenza del viaggio, degli arrivi e delle partenze, degli incontri; spazio pubblico aperto alla città, che dà il benvenuto a chi giunge da fuori".

CURRICULUM
Quintus Miller nasce ad Aarau nel 1961 e passa la prima giovinezza tra Aarau e Davos, dove i genitori gestiscono l’Hotel Schatzalp.Studia architettura presso il Politecnico federale di Zurigo (ETH) ed è collaboratore presso L’Archivio dell’ Istituto GTA. Nel 1987 si laurea con il Prof. Fabio Reinhard all’ ETH di Zurigo, portando una tesi dal titolo „Monte Generoso“ e nello stesso anno svolge un lavoro di ricerca sull’Architettura dei Sanatori in Svizzera.

Dal 1990 al 1994 è incaricato come assistente di progettazione presso il Politecnico federale di Losanna (EPFL) e presso il Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ). In quegli anni apre il proprio studio di architettura a Basilea, di cui è titolare . Dal 1994 collabora con Paola Maranta, a cui unisce la propria firma nello studio Miller&Maranta.
È professore invitato presso l’EPF di Losanna (2000-2001), presso l’Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera Italiana (2007-2008) e presso l’ETH di Zurigo (2008-2010). All’Università IUAV di Venezia nel 2009, insieme a Paola Maranta, tiene un corso estivo di progettazione. Dal 2009 è nominato professore ordinario all’Accademia di Architettura (USI).

Dal 2004 al 2008 è membro della Comissione Urbanistica di Lucerna, dal 2005 è membro della comissione della Sovrintendenza dei Monumenti e delle Belle Arti di Riehen. Inoltre è membro di giuria di numerosi concorsi e bandi di ricerca, in patria e all’estero.È regolarmente invitato a partecipare, in qualità di oratore, a convegni e lezioni, tenuti in università europee e statunitensi.
Tra gli edifici da lui realizzati si annoverano la Scuola „Volta“ a Basilea (2000), il restauro e l’ampliamento di Villa Garabald a Castasegna (2004), entrambi insigniti del Premio per l’Architettura „Beton“ rispettivamente nel 2001 e nel 2005; il Mercato coperto ad Aarau (2002), grazie al conseguimento della Borsa di studio federale per l’Arte in Svizzera; l’edificio per appartamenti „Schwarzpark“ a Basilea, vincitore nel 2008 del Premio per Miglior Edificio di Basilea: la residenza per anziani „Spirgarten“ a Zurigo, vincitrice del Best Architects Award 2009. Di notevole rilevanza è l’ampliamento del Vecchio Ospizio S. Gottardo (2010) e diverse modifiche e ristrutturazioni apportati allo storico Hotel Waldhaus a Sils Maria, fin dal 1995.

Quintus Miller è stato onorato di diversi altri premi, tra cui quelli consegnati dalla Sovrintendenza per la protezione di edifici storici del Cantone di Basilea e dell’Argovia.Nel 2003 vince il Premio ‚Priisnagel’ deella SIA per il miglior edificio dell’anno.
Fin dal 1996 il suo lavoro è presente in alcune mostre, come quella dal titolo „Junge Basler Architekten“, curata dall’ Architekturmuseum di Basilea. Alcune tra le mostre piu’ significative sono, nel 2004, l’esposizione di un lavoro tematico „Villa Garbald, Gottfried Semper“ ed altre mostre monografiche, tra cui ultima l’esposizione nel Lemgo (D), per la Lippische Gesellschaft für Kunst.
Anche ARTEVARESE ha scritto un articolo sulla serata. Per leggerlo, clicca qui:
http://www.artevarese.com/av/view/news.php?sys_tab=2002a&sys_bcb=1&sys_docid=5122

lunedì 1 marzo 2010


CORSO DI AGGIORNAMENTO CERTIFICAZIONE ENERGETICA EDIFICI

24-25 FEBBRAIO 2010

COMITATO SCIENTIFICO: Prof. Giancarlo Chiesa (Direttore del corso), Prof. Niccolò Aste (Codirettore del corso), Prof. Roberto Bolici (Codirettore del corso), Prof. Stefano Capolongo (Codirettore del corso), Prof. Fabrizio Schiaffonati, Prof. Carlo Signorelli

SEDE: Ordine Architetti Varese


Nei giorni 24 e 25 febbraio si è svolto, presso l’Ordine Architetti di Varese ed in collaborazione con il Politecnico di Milano, il Corso di Aggiornamento della procedura per la Certificazione Energetica degli Edifici.

Durante la prima giornata sono stati presi in esame gli elementi di novità introdotti dal D.G.R. 8745 del 22/12/2008 e dai successivi decreti regionali e circolari esplicativi, che ridefiniscono, rispetto a quanto precedentemente previsto dal D.G.R 5773 del 31/10/2007, la figura del certificatore ed i relativi adempimenti, nonché le verifiche da effettuare in fase progettuale in materia di efficienza energetica degli edifici. È stata quindi trattata l'impostazione generale e le condizioni a contorno della nuova procedura di calcolo, partendo da come effettuare una corretta schematizzazione del sistema edificio-impianto ed una coerente suddivisione in zone termiche, mediante anche l'esemplificazione di alcune situazioni pratiche, alcune delle quali proposte dalla platea stessa degli iscritti. Sono state poi illustrate le differenze tra la metodologia di calcolo forfettaria e quella puntuale, analizzando il corretto procedimento da seguire al fine di determinare le grandezze fisiche richieste, sia operando manualmente, che avvalendosi di alcuni strumenti di supporto messi a disposizione della Regione Lombardia; si è preso quindi in considerazione l'aggiornamento della procedura di calcolo ai fini della determinazione degli indicatori di prestazione energetica dell'edificio. La procedura consente infatti di valutare la prestazione energetica per la climatizzazione invernale ed estiva, per la produzione di acqua calda sanitaria e per l'illuminazione artificiale. Infine, sono state analizzate le procedure aggiornate per la stima della riduzione al fabbisogno, apportata da impianti alimentati da fonti rinnovabili.

La seconda giornata si è aperta con l’elenco delle principali novità del nuovo software Cened+ rispetto alla prima versione dello strumento di simulazione, seguita dalla stesura di una certificazione energetica: a tal proposito si è preso in esame un edificio di cui sono state fornite le principali informazioni e sul quale si è proceduto alla certificazione, svolta in parte collettivamente tra gli iscritti e il docente, in parte autonomamente dai corsisti. Giunti, attraverso l’utilizzo del software, al risultato, sono state apportate delle modifiche sia sull'involucro che sugli impianti per acquisire dimestichezza col software e coi vari risultati ottenibili.
Arch. Paolo Carli

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