"ARCHITETTURA & TRIVELLAZIONI"
Più che una conferenza frontale, la serata organizzata dal Gruppo Giovani Architetti, lunedì 20 dicembre, si è configurata come un dialogo, una sorta di conversazione tra l’artista Francesco Cucci e la critica d’arte Erika La Rosa, conversazione a cui si sono aggiunti, a fine serata, alcuni componenti del pubblico, intervenuti con domande rivolte all’artista. L’artista, commosso per l’invito e la stima a riconoscimento del suo operato come insegnante, esordisce ringraziando i suoi ex alunni oggi architetti, professionisti di quest’Ordine.
A chiarire il titolo della serata “Architettura & trivellazioni”, è stato lo stesso artista. Per “Trivellazione” egli intende l’operazione preliminare che si compie sondando un terreno per verificarne l’adeguatezza con il progetto edificatorio. La Dottoressa Erika La Rosa, con una carrellata di immagini, illustra le opere dell’artista, "lavori che sfuggono a qualsiasi definizione, ma che rappresentano sempre al meglio la sua poetica". Tra questi, Erika La Rosa mostra le opere outside, in esterno ( tra cui quelle realizzate al Palazzo della Triennale, al Castello Sforzesco, alla Badia di Ganna), le opere inside (come quelle create nella sala affreschi dell’Umanitaria, Milano e al Teatro Rivoli di Mazzara del Vallo), le sculture, costituite da geometrie e piani che si intersecano, da elementi che possono essere visti nell’insieme o singolarmente, le ceramiche, le opere pittoriche, i lavori di design e quelli grafici. I più diversi media vengono utilizzati dall’artista, tutti basati su una ricerca che riguarda lo spazio, più precisamente, lo spazio vuoto. “Il vuoto è un elemento vivo, non è un limite ma un’opportunità”, spiega Cucci. “Il mio ruolo”, afferma, è di “organizzare lo spazio, ovvero di strutturarlo, organizzarlo dal punto di vista storico e geografico”. "In questo senso, forte è il legame tra l’arte e l’architettura" spiega Cucci, “l’operazione dell’artista e dell’architetto coincidono nel modo di appropriarsi dello spazio, entrambi lo strutturano, lo controllano; oggi, l’uso non stereotipato delle forme, svincolato dalla retorica e libero dai vecchi riferimenti cartesiani, apre nuovi orizzonti in cui tutte le esperienze artistiche si incontrano”.
“Le opere di Francesco, nel rispetto di un’organizzazione geo/metrica, sembrano svilupparsi all’infinito” afferma Erika La Rosa.
Un artista multiforme ed innovatore che, da attento ricercatore, persegue ed elabora un approfondito percorso storico/culturale.
“Noi artisti siamo solo filtri, sismografi sensibili all’evoluzione dell’uomo e del suo pensiero. L’architettura non è estranea a tale operazione/processo” dice Cucci.
Per lui tutti i materiali sono solo mezzi espressivi. Ne fa un uso indifferenziato dall’arcaico legno grezzo alle umili terre, dalle tempere agli acrilici, dai cartoni alle argille cotte, dai pannelli di plastica alle lampade al neon.
Nelle sue installazioni Cucci fa entrare ed attraversare fisicamente le sue opere, stabilendo un rapporto dialettico spaziale di appercezione. Con l’utilizzo del neon costruisce spazi e prospettive di luce.
Erika La Rosa evidenzia gli elementi fondamentali della ricerca di Cucci: “la geometria, intesa nell’accezione arcaica, quale invenzione della mente umana creata per orientarsi, ha il compito di dare una forma ed una dimensione alla creatività”.
Le teorie decostruttiviste di Jaques Derrida, a cui attinge, sono gli elementi cardine del “vedere nuovo” il pensiero architettonico e non solo.
Affascinante dialogo Arte/Architettura, a trecentosessanta gradi, che ha coinvolto i presenti in un clima di calda partecipazione tra pubblico,artista e opere oltre ogni aspettativa.
Chi volesse visitare l’esposizione potrà, fino a fine Gennaio, recarsi presso la sede dell’Ordine Architetti di Varese, via Gradisca 4, negli orari di ufficio.
A chiarire il titolo della serata “Architettura & trivellazioni”, è stato lo stesso artista. Per “Trivellazione” egli intende l’operazione preliminare che si compie sondando un terreno per verificarne l’adeguatezza con il progetto edificatorio. La Dottoressa Erika La Rosa, con una carrellata di immagini, illustra le opere dell’artista, "lavori che sfuggono a qualsiasi definizione, ma che rappresentano sempre al meglio la sua poetica". Tra questi, Erika La Rosa mostra le opere outside, in esterno ( tra cui quelle realizzate al Palazzo della Triennale, al Castello Sforzesco, alla Badia di Ganna), le opere inside (come quelle create nella sala affreschi dell’Umanitaria, Milano e al Teatro Rivoli di Mazzara del Vallo), le sculture, costituite da geometrie e piani che si intersecano, da elementi che possono essere visti nell’insieme o singolarmente, le ceramiche, le opere pittoriche, i lavori di design e quelli grafici. I più diversi media vengono utilizzati dall’artista, tutti basati su una ricerca che riguarda lo spazio, più precisamente, lo spazio vuoto. “Il vuoto è un elemento vivo, non è un limite ma un’opportunità”, spiega Cucci. “Il mio ruolo”, afferma, è di “organizzare lo spazio, ovvero di strutturarlo, organizzarlo dal punto di vista storico e geografico”. "In questo senso, forte è il legame tra l’arte e l’architettura" spiega Cucci, “l’operazione dell’artista e dell’architetto coincidono nel modo di appropriarsi dello spazio, entrambi lo strutturano, lo controllano; oggi, l’uso non stereotipato delle forme, svincolato dalla retorica e libero dai vecchi riferimenti cartesiani, apre nuovi orizzonti in cui tutte le esperienze artistiche si incontrano”.
“Le opere di Francesco, nel rispetto di un’organizzazione geo/metrica, sembrano svilupparsi all’infinito” afferma Erika La Rosa.
Un artista multiforme ed innovatore che, da attento ricercatore, persegue ed elabora un approfondito percorso storico/culturale.
“Noi artisti siamo solo filtri, sismografi sensibili all’evoluzione dell’uomo e del suo pensiero. L’architettura non è estranea a tale operazione/processo” dice Cucci.
Per lui tutti i materiali sono solo mezzi espressivi. Ne fa un uso indifferenziato dall’arcaico legno grezzo alle umili terre, dalle tempere agli acrilici, dai cartoni alle argille cotte, dai pannelli di plastica alle lampade al neon.
Nelle sue installazioni Cucci fa entrare ed attraversare fisicamente le sue opere, stabilendo un rapporto dialettico spaziale di appercezione. Con l’utilizzo del neon costruisce spazi e prospettive di luce.
Erika La Rosa evidenzia gli elementi fondamentali della ricerca di Cucci: “la geometria, intesa nell’accezione arcaica, quale invenzione della mente umana creata per orientarsi, ha il compito di dare una forma ed una dimensione alla creatività”.
Le teorie decostruttiviste di Jaques Derrida, a cui attinge, sono gli elementi cardine del “vedere nuovo” il pensiero architettonico e non solo.
Affascinante dialogo Arte/Architettura, a trecentosessanta gradi, che ha coinvolto i presenti in un clima di calda partecipazione tra pubblico,artista e opere oltre ogni aspettativa.
Chi volesse visitare l’esposizione potrà, fino a fine Gennaio, recarsi presso la sede dell’Ordine Architetti di Varese, via Gradisca 4, negli orari di ufficio.
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