lunedì 3 maggio 2010

"ROY LICHTENSTEIN: MEDITATIONS ON ART": VISITA GUIDATA E APERITIVO

UN GIOVEDI’ SERA IN TRIENNALE
Lo scorso 29 aprile, più di sessanta persone, architetti e non, hanno trascorso una piacevole serata, organizzata dall'Ordine Architetti di Varese, all’insegna dell’arte e della spensieratezza: dopo un sostanzioso aperitivo nella cornice suggestiva del parco retrostante al Museo della Triennale, in un’atmosfera creativa e primaverile, resa ancor più allettante dalle curiose opere sparse nel parco, i due gruppi si sono preparati a seguire la visita guidata alla mostra intitolata “Roy Lichtenstein: Meditations on Art”, inaugurata lunedì 25 gennaio e aperta fino al 30 maggio.
Una retrospettiva, questa, del tutto particolare, data l’assenza del ciclo di opere per cui l’artista americano diventò famoso, i lavori dedicati alla riproduzione di fumetti. Non per questo, però, la mostra risulta meno interessante, ma offre anzi un punto di vista diverso, una lettura inusuale dell’opera del grande artista pop. La mostra, infatti, si concentra sul lungo lavoro di rifacimento dei grandi “classici” dell’arte, capolavori di Picasso, di Balla, Dalì, Monet, Carrà, a cui Roy Lichtenstein, per quasi cinquant’anni, si dedicò, anticipando il concetto di appropriazione e citazione del postmodernismo.
Dai quadri raffiguranti cow boy in stile cubista, passando alle nature morte tra cui risalta la rivisitazione de “I pesci rossi” di Matisse (creata anche sotto forma di scultura), fino a giungere alle reinterpretazioni dell’Espressionismo tedesco, del Futurismo e del Surrealismo, la mostra ben illustra come Roy Lichtenstein abbia riletto le opere dei più grandi artisti dell’arte moderna attraverso la sua particolarissima tecnica, ripresa dai fumetti. Per realizzare tutte le sue opere, infatti, l’artista seguiva un metodo complesso: dopo aver fatto un disegno a matita e aver definito la composizione e i colori, lo fotografava e poi proiettava, ingrandendolo sulla tela, dove procedeva colorando l’immagine attraverso nastri adesivi, mascherine, stencil e griglie metalliche per fare i puntini.
In questo modo, attingendo cioè al vocabolario della produzione visiva di massa, Roy Lichtenstein semplificava ogni immagine a tal punto da azzerare la componente emotiva del quadro per far prevalere un’attitudine del tutto oggettiva, rapida e sintetica.
Una serata curiosa, quella che gli architetti hanno trascorso in Triennale, un’esperienza intensa che, oltre ad aver permesso loro di conoscere direttamente le opere dell’artista americano, ha creato un’ottima occasione per compiere un percorso a ritroso dentro quasi un secolo di storia dell'arte, attraverso i capolavori che Roy Lichtenstien, attraverso il suo occhio e la sua mano, ci ha trasmesso e “regalato”.

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